Famiglia Magnoni - Rutino

una delle famiglie che per decenni animò la lotta politica cilentana e meridionale.

La storia dei Magnoni e di Rutino è pertanto un efficace esempio di un mondo così lontano. La scelta di Rutino non è un caso, visto che nel 1860 era il comune più garibaldino d’Italia. 

Su una popolazione di poco più di un migliaio di abitanti più di 200 si erano arruolati nell’Esercito meridionale di Garibaldi.

Rutino

terra di garibaldini

Negli anni del Risorgimento, il Cilento, era al vertice delle preoccupazioni del governo borbonico e pertanto tra le zone politicamente più sensibili del Regno. Era un territorio di piccoli centri, sempre zeppi di attivisti liberali e di attendibili politici. Tra questi, Rutino, era uno dei più accesi covi di rivoluzionari e ne conserva l’atmosfera. Ancora oggi, quando si entra nel paese, due splendide case ricordano i Magnoni, una delle famiglie che per decenni animò la lotta politica cilentana e meridionale

Fratelli Magnoni

Luigi Magnoni era tra i protagonisti della cospirazione radicale e poi del ’48 cilentano. I figli: Michele, Salvatore, Nicola e Lucio parteciparono a tutta l’attività politica e militare degli anni tra gli anni quaranta e il ’60. Furono, dopo l’annessione, tra i quadri di riferimento della Sinistra meridionale.

Storia d'Italia

La storia di questa famiglia e del suo membro più conosciuto, Michele, è tutta dentro un mondo che si identificò con la formazione di una cultura e di una nazione moderna anche nel Mezzogiorno profondo.

Michele Magnoni

2/12/29 - 6/11/89

MAGNONI MICHELE di Luigi e di Giovanna Monelli, nato a Rutino il 2 dicembre 1829. Morto il 6 novembre 1889 a Salerno, Possidente. Medaglia d’argento al Valor Militare.

Il padre Luigi e i fratelli Lucio, Salvatore e Nicola, furono con lui, trai principali promotori dell’insurrezione nel Cilento nel 1848. Con un manipolo di uomini Michele Magnoni assalì, nel 1848, l’ufficio telegrafico di Capaccio e quindi, dopo essere passato per Roccadaspide, proseguì per S. Angelo a Fasanella. Da qui con i suoi seguaci continuò la marcia insurrezionale per Roscigno e Corleto Monforte, dove lo attendevano altri volontari raccolti da GiovanBattista Riccio, di Torchiara, un eroe che col grado di capitano prese parte alla seconda guerra d’indipendenza guadagnandosi poi, nella terza guerra d’indipendenza, la medaglia d’argento a Custoza.

Da Corleto la massa di volontari si trasferì a San Rufo, San Pietro al Tanagro, S. Arsenio e Polla. Mentre era a Polla, venne a sapere che a Sala era in corso una grande rivolta capitanata da Emanuele Castrataro. A Sala con i rivoltosi assalì il locale carcere, liberando i prigionieri dei Borboni e quindi con il seguito prese la strada per Sacco, Teggiano, Aquara, Bellosguardo e Trentinara. In quest’ultima località Michele Magnoni e i suoi uomini furori assaliti da un contingente dei Borboni e Magnoni trovò scampo fuggendo per i boschi di Sicignano, Petina e Postiglione. Fuggì a Roma e fece ritorno nel 1857 per aiutare Pisacane.

Ma venne arrestato dai Borboni insieme all’anziano genitore ed entrambi vennero rinchiusi in carcere a Salerno. Michele trasferito a Napoli, fu liberato il 29 novembre 1859 e mandato in esilio a Genova.

Il 5 maggio 1860 raggiunse Garibaldi a Quarto per seguirlo nella spedizione in Sicilia, col grado di sottotenente nel corpo di artiglieria.

Ma al momento dell’imbarco, sul piroscafo Lombardo, Michele Magnoni ebbe un acceso diverbio con Nino Bixio (il motivo sembra fosse che Magnoni voleva che una volta conquistata la Sicilia, fosse subito annessa allo Stato Sabaudo, e che si partisse da Quarto anche senza il consenso di Cavour, mentre Bixio era di parere contrario) e venne fatto salpare sul piroscafo Giglio. Dalla Sicilia, il 2 agosto 1860 Michele Magnoni con una lettera scrittagli di pugno da Garibaldi, venne inviato nel Cilento per preparare la popolazione all’insurrezione quando sarebbero arrivate le truppe dello stesso Garibaldi.

Questo il testo del documento rilasciato dal generale Garibaldi a Magnoni:

COMANDO GENERALE DELL’ESERCITO NAZIONALE IN SICILIA – Messina 2 agosto 1860. È autorizzato da me il sottotenente di artiglieria Michele Magnoni di recarsi nella provincia di Salerno per promuovervi l’insurrezione in favore della causa nazionale.

Garibaldi.

Dopo l’impresa meridionale al seguito di Garibaldi, fece ritorno a Rutino. Eletto deputato al Parlamento italiano, si impegnò negli ultimi anni della sua vita nella lotta contro il brigantaggio soprattutto nel perseguire e cercare di annientare la famigerata banda guidata da Giuseppe Tardio di Piaggine che perversava nel Cilento.

Morì a Salerno il 6 novembre 1889.